– E questo faldone?

– Riguarda una persona scomparsa, Commissario. C’è la denuncia della moglie, pare che sia scappato all’estero.

Il Commissario Poletti fa un mezzo sorriso sotto i baffi sale e pepe, come a intendere che, potendo, scapperebbero in tanti, forse anche lui. Sono ormai cinque anni che dirige il Commissariato a Como e l’intesa con il suo vice, il meridionalissimo Angelo Cammarota, è ormai tale che tra loro a volte le parole sono inutili. Anzi, peggio che inutili, perché tra un piemontese e un napoletano a parole ci s’intende poco. Il Commissario è appena tornato da una breve vacanza passata “a casa” come dice lui, nel paesino dove è nato, a due passi da Ivrea, e la sua aria un po’ annoiata ingannerebbe chiunque tranne il suo interlocutore.

– Fammi tu un riassunto, Cammarota, non ho voglia di leggere questa roba – dice, soppesando il faldone nella mano destra. Mentre lo depone, in perfetto sincronismo, un taccuino compare in quella dell’interpellato, che però parla senza leggere.

– Sissignore. Arturo Freddi, Vice Presidente della Pharmacras, la nota multinazionale farmaceutica. Scomparso quattro giorni fa, quando non si è presentato a un’importante riunione alla sede centrale in Svizzera. L’azienda ha contattato la moglie, lei pensava che il marito fosse appunto in viaggio di lavoro. Noi siamo stati coinvolti perché Freddi aveva detto a una collega che si sarebbe fermato alla sua casa qui sul lago per pernottare, prima di ripartire per la Svizzera, dove doveva essere la mattina presto. Alla riunione non è mai arrivato, non ha avvertito e non ha risposto alle chiamate. Il giorno dopo, la polizia svizzera ha ritrovato l’auto di Freddi al parcheggio della stazione di Lugano. Dentro tra le altre cose c’era il cellulare di lavoro, che poi per quanto ne sa la moglie è l’unico che il marito abbia.

– Figuriamoci. Altro?

– Le solite cose. Ho chiesto alla compagnia telefonica i tabulati e il tracciamento del cellulare, e alla banca i movimenti degli ultimi giorni su conto e carta di credito. Per domani ce li avremo.

Poletti riprende svogliatamente in mano il faldone e inizia la sua solita routine, tira fuori le caramelle e rovescia la poltrona all’indietro. Mentre mastica, però, sembra che il sapore che ha in bocca non sia troppo piacevole. In quell’atteggiamento, pensa il suo vice, gli ricorda tanto Nero Wolfe, e a volte si chiede se sia studiato o inconsapevole, specie da quando, chiacchierando un po’ durante un turno di notte, avevano scoperto la comune passione per i romanzi di Rex Stout.

Cammarota attende pazientemente, ormai si è abituato, nel bene e nel male, a quel superiore brillante e disordinato, di qualche anno più giovane di lui, eppure così poco moderno. Il PC che gli spetta secondo le regole ministeriali è stato trasferito per un silenzioso accordo sulla scrivania di Cammarota, mentre quella di Poletti annega sotto un mare di carta di cui il commissario, come un geografo, conosce ogni profondità. Non che Poletti non sappia usarlo, un PC: è che non gli serve, i giornali li porta su il piantone ogni mattina, per la posta elettronica basta il cellulare, e i Social, figurarsi, sa a stento cosa siano. Carta, e ancora carta.

– Cammarota, questo caso, come dite voi, è un bordello. Sparisce un alto dirigente di una multinazionale farmaceutica, a conoscenza di chissà quali segreti. I nostri amici svizzeri in queste cose sono più riservati delle tombe egizie. Una moglie…

– Le tombe egizie, dottore, le hanno svuotate tutte – puntualizza l’altro.

– Cammarota, tu hai il dono di farmi perdere il filo. La moglie, dicevo, su cui pure dovremo indagare. Doveva proprio avere una casa qui al lago, accidenti a lui? Qui leggo che abitava a Milano… ma di sicuro non è lì che potremo trovare qualche indizio. E alla fine i colleghi svizzeri ci diranno senza dubbio che l’indagine compete a loro.

– Già l’hanno detto, Commissario. Il Questore ha ricevuto una telefonata piena di tatto dal suo pari grado di Lugano che con molto garbo gli ha fatto capire che dobbiamo muoverci con cautela perché la faccenda è assai delicata. Ci sono di mezzo segreti di Stato…

– Addirittura?

– Eh, così gli ha detto lo svizzero. E naturalmente, il Questore…

– Naturalmente. Stasera mi chiamerà di sicuro, accidenti a lui.

– E questi sono i privilegi di essere Commissario, no? Dottore, la lascio a studiare il fascicolo, domattina sono a sua disposizione.

Stavolta, mentre si allontana, è Cammarota che si concede un sorrisetto.

Il giorno dopo, Poletti decide un sopralluogo alla villa. Una breve telefonata basta per accordarsi con la moglie di Freddi, che viene da Milano, e fissare un appuntamento per il primo pomeriggio. L’auto della Polizia però arriva sul posto circa un’ora prima, guidata da un giovane agente piuttosto rigido e taciturno.

– Bene, abbiamo il tempo di dare un’occhiata in giro prima che arrivi la signora. Cammarota, hai avuto i tabulati?

Il vice estrae il suo fido taccuino, e finge di consultarlo, pur ricordando perfettamente quello che c’è scritto.

– Sissignore. Freddi, o se vogliamo il suo cellulare, è stato effettivamente qui la sera di lunedì. Intorno alle 21 ha agganciato la cella che copre l’area della villa, e vi è rimasto fino alla mattina dopo, poco dopo le sette. Poi ha percorso normalmente la strada fino a Lugano, o meglio fino a uscire dalla copertura delle celle in territorio italiano.

– Insomma, quello che ci aspettavamo. Ha fatto tappa alla villa per accorciare il tragitto da fare la mattina dopo.

– Non solo. Dall’estratto conto della carta di credito risulta anche che ha acquistato un biglietto ferroviario Lugano-Berna, e poi più nulla.

– Ormai lo sanno tutti che la prima cosa che controlliamo sono Bancomat e carte di credito, chi non vuole farsi trovare non li usa. E da Berna può aver preso un treno per qualsiasi destinazione, quindi è un’informazione che non serve a niente, ecco perché non si è preoccupato che noi lo sapessimo. Semmai potranno scoprire qualcosa gli svizzeri, se sono fortunati e qualcuno lo ha visto in treno o a Berna.

– Infatti. Dottore, ma noi qua che facciamo?

– Cerchiamo innanzitutto di capire dalla moglie che motivi poteva avere Freddi per sparire, e poi facciamo un sopralluogo. Potrebbe aver lasciato qualcosa di interessante, in fondo è l’ultimo posto dove è stato prima di scappare. Diamo intanto un’occhiata qui fuori, poi quando arriva la signora cerchiamo dentro.

I tre fanno un accurato giro tutto intorno alla villa, di Scientifica per ora non se ne parla, visto che al momento non c’è ragione fondata di sospettare alcun crimine. D’altronde nessuno dei tre saprebbe cosa cercare, se non le tracce dell’auto di Freddi, ma, a differenza delle storie gialle in TV, il viottolo è tutto asfaltato e tracce riconoscibili a occhio nudo non ce ne sono. Dall’esterno la villa sembra in ordine, nessun segno di intrusioni, tutto apparentemente normalissimo; le altre ville intorno sono a una certa distanza e probabilmente, anche se lunedì sera ci fosse stato qualcuno, non si sarebbero neanche accorti dell’arrivo di Freddi. Però per Poletti “probabilmente” non è abbastanza, e sul taccuino Cammarota annota “identificare e interrogare i proprietari delle tre ville più vicine”, che poi sono quelle a portata di vista.

Alla fine ai tre poliziotti non resta altro che attendere la signora Parenti.

 

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